venerdì 30 marzo 2012

256. L'Assenza

L’attesa così lunga esaurisce la pazienza
Ricordi così fitti hanno ucciso l’innocenza
Mi riempio di paure, mi chiudo alla vita,
Ho in mente il tuo affetto e il tuo sorriso

La solitudine si sveglia per sentire un suono
Molto diverso per sostanza e colore
Per non cadere smetterò di camminare
Dài solitudine svègliati

Ci sono voci antiche in un pozzo di tristezza
e un sentimento azzurro sta dietro la tua assenza
s’io fossi un gabbiano davanti a te sarei
s‘io fossi una lepre io mai mi stancherei

La solitudine si sveglia per sentire un suono
Molto diverso per sostanza e colore
Per non cadere smetterò di camminare
Dài solitudine svègliati

Mi manca il tuo conforto, la tua voce e il tuo sguardo,
Se mai ci rivedremo non so neanche dove e quando,
La nostalgia è l’unica amica con cui esco
Nemmeno viaggio più, né rido più né mi diverto

La solitudine si sveglia per sentire un suono
Molto diverso per sostanza e colore
Per non cadere smetterò di camminare
Dài solitudine svègliati


traduzione da Ausencia (Tu ausencia) di Goran Bregovic ispirata da entrambi i testi,
quello capoverdiano per Cesària Evora e quello in spagnolo per gli Amparanoia.

255. 2 belle chiacchiere con Ahdaf Sweif.

Compendio di un'intervista di Radiopopolare
Cairo, per tutti gli egiziani, è anche Masr, la stessa parola che si usa per definire l’intero paese. Masr, Egitto, e il Cairo è la parte per il tutto. Lo stesso è successo con la rivoluzione. Diffusa su tutto il territorio, da nord a sud. Eppure, di questa rivoluzione difficile e ancora in corso, ricordiamo quasi solo Tahrir, la piazza della Liberazione.
“Ehi, Masr, ne è passato di tempo. Ci eri mancata”, dice un uomo, mentre osserva la folla in piazza Tahrir, il 1 febbraio del 2011. Accanto a lui lo ascolta Ahdaf Sweif, e dopo poco meno di 1anno ne ricorda questa frase, così semplice, nel suo "viaggio" nella sua rivoluzione, libro appena edito da Bloomsbury, con un titolo che dice già tutto: Cairo, my City, our Revolution.
“E’ vero. La città ha riaffermato se stessa come centro civile del paese”, dice la scrittrice egiziana dalla sua casa cairota nel quartiere di Zamalek. E' tra le più note esponenti della "diaspora" egiziana in Gran Bretagna, giornalista sul "Guardian", autrice di romanzi affascinanti, Ahdaf Sweif ha raccontato la rivoluzione del 25 gennaio 2011 sulle grandi tv britanniche. E la sua doppia anima egiziana e inglese ha lasciato, per il momento, la sua villetta silenziosa di Wimbledon.
“Intendiamoci, gli attivisti di Tahrir vogliono la decentralizzazione. Per esempio, per la riforma delle forze di sicurezza, o quella dei consigli locali rinnovati che dovrebbero avere un ruolo importante”, precisa l’autrice de Il Profumo delle Notti sul Nilo (Piemme). “Il Cairo, però, rimane il cuore della rivoluzione. La città si è ripresa la sua centralità: il potere l’aveva abbandonata da anni al suo destino gestito nei quartieri-bene, nelle città satellite, nelle macchine nere dei cortei ufficiali, praticamente trasferito a Sharm el Sheykh, perché lì  Mubarak riceveva i suoi ospiti stranieri, e convocava i summit internazionali. Non nella capitale, megalopoli da venti milioni di abitanti, un quarto della popolazione egiziana. Al Cairo era stata tolta autorità. La città era stata lentamente uccisa, ma con la rivoluzione è tornata al centro del paese. E ora è tutto un rifiorire di arte, di attività, di vita”. Nonostante la violenza degli ultimi mesi.
La sua Cairo decaduta. La città della sua infanzia, adolescenza, gioventù. La città delle donne della sua famiglia: forti, appassionate. Ahdaf Sweif racconta se stessa, e gli altri intellettuali egiziani, i dettagli della Cairo di un tempo, assieme a una rivoluzione non ancora conclusa.
Una rivoluzione di ragazzi. Dei suoi ragazzi. A piazza Tahrir c’è suo figlio, Omar Robert Hamilton, regista di corti e documentari che con altri attivisti di Tahrir ha creato un collettivo per la produzione e la distribuzione di video su YouTube, Mosiryin. Ci sono i suoi nipoti, i figli di sua sorella Leyla e di suo cognato Ahmed Seif al Islam, entrambi figure storiche dell’opposizione. Figlio e nipoti sono tra gli attivisti più importanti. Mona Seif, che si batte contro i tribunali militari. E soprattutto Alaa Abdel Fattah, a buon titolo una delle figure carismatiche di Tahrir. Un ruolo che, però, a lui sta stretto, nonostante il paese si sia mobilitato, lo scorso autunno, quando un tribunale militare lo ha messo in galera per due mesi, da fine ottobre a Natale, e la sua famiglia è stata a suo modo adottata dalla rivoluzione. “Mi fermavano per strada”, racconta. “Mi chiedevano se ero la zia di Alaa. Mi lasciavano regali per lui. Come quel signore che mi ha fermato, ha aperto il suo portafogli, e ha tirato fuori una piccola foto di sua figlia, dicendomi: ‘Gliela dia, perché è la cosa più preziosa che ho’. Mi chiedevano come stesse sua moglie Manal Hassan, che ha poi partorito il piccolo Khaled,  mentre lui era in prigione.
“Alaa, mio nipote, non è un leader. Lui si definisce un facilitatore. Uno che riesce a tirar fuori quello che la strada vuole. D’altro canto gli attivisti più conosciuti non potrebbero imporre quel che pensano alla piazza”.
Ahdaf Sweif è orgogliosa degli shabab, dei ragazzi. A loro ha dedicato il libro.
“Sono diversi da noi. Diretti. Estremamente sicuri di se stessi. Sanno perfettamente ciò che vogliono. Hanno una precisa coscienza politica, e non sono per nulla ingenui. Certo, li abbiamo tirati su noi: un ruolo che ci riconoscono, con estremo garbo, quando ci dicono che senza la nostra dissidenza non sarebbero dove sono ora”. Nonostante questo garbo, però, Ahdaf Sweif sa perfettamente che a far la rivoluzione sono stati i ragazzi, e non loro, gli ex giovani. “Mi si spezza il cuore”, dice commossa. “Perché sono loro a rischiare. Sono i ragazzi i martiri, gli shuhada di questa rivoluzione. Hanno perso la vita, gli occhi, sono rimasti mutilati. Su questo, l’atteggiamento dei genitori dei martiri è lo stesso: E’ per il loro coraggio che non si può tornare indietro. Perché non siano morti invano”. Un atteggiamento, quello di Ahdaf Sweif, che si può descrivere come romantico? “E allora? Che cosa c’è di male a essere romantiche? Pensi alle richieste semplici, chiare di Piazza Tahrir. Le tre parole che hanno segnato la nostra rivoluzione. Pane, libertà, giustizia sociale. Se questo vuol dire essere romantiche, sì, allora lo sono”.

giovedì 29 marzo 2012

254. In Cile morto il giovane gay torturato dai neonazisti

(Compendio dal Corriere della Sera)
Morto martedì sera DANIEL ZAMUDIO, il giovane gay aggredito e torturato dai neonazi per 6 ore d’inferno in pieno centro a Santiago del Cile: l'annuncio è stato dato dal direttore del Policlinico di Santiago del Cile, il Posta Central.
Zamudio, che aveva 24 anni, era stato assalito a inizio marzo in un parco della città, il San Borja: gli è stato staccato un orecchio, bruciata una gamba, incise delle svastiche su petto e spalla usando cocci di bottiglia, lo hanno colpito al cranio con un masso e poi è stato ridotto in fin di vita a calci e pugni. Tutto questo in un punto centrale della città, nonostante la presenza di una casermetta dei carabinieri a guardia di un monumento nazionale. Il 10 marzo sono stati arrestati 4 neonazisti tra i 19 e i 26 anni con l'accusa di tentato omicidio, accusa che ora naturalmente sarà modificata. Rischiano dai 10 anni all'ergastolo. Da domenica sera, decretata la morte cerebrale per Zamudio, numerosi si sono recati all'ospedale per testimoniare il proprio dolore e sostegno, lasciando fiori e candele. Il portavoce del Movilh, Movimento di integrazione e liberazione omosessuale cileno, ha ribadito al giornale El Mostrador che Zamudio «è una vittima dell'intolleranza, dell'omofobia e dell'odio che certe persone coltivano», e che coloro che non hanno voluto una legge antidiscriminazione «sono i primi discriminatori».

martedì 27 marzo 2012

253. Ho ucciso e ucciderò.....

lunedì 24 ottobre 2011
Ho ucciso e ucciderò
Me stesso.
Ho cominciato da me, ad uccidere; attraverso comportamenti ed azioni. Ho proseguito.
Ogni giorno, con comportamenti ed azioni, ad uccidere il mio prossimo, per anni, inconsapevolmente, più o meno, ma me stesso sì.
I miei vicini, i miei connazionali, gli extracomunitari, le persone di tutto il mondo; con il mio singolo comportamento ho ucciso e sto continuando a farlo; senza nessuna scelta etica, contribuendo con il mio enorme apporto, così come altri milioni di miei simili, uccidendo miliardi di persone: pochi milioni che ne uccidono miliardi, compresi loro stessi: Noi stessi.
Penso che proprio sottovalutando il proprio singolo apporto si sia arrivati a far coincidere un disastro planetario: l’apporto di ognuno è enorme e sottovalutarlo è criminale.
Conduco una vita senza soddisfazioni e faccio ben poco per cambiare lo scenario della mia vita, e così come me tantissime persone: ci accontentiamo e ci sentiamo fortunati. Ma abbiamo troppo se lo confrontiamo con altri popoli meno “fortunati”, e non mancano i conflitti, le lotte politiche; la rincorsa ad una Crescita impossibile da sostenere.
Non è solo la violenza che genera la violenza, ma anche la scelta del modo di vivere, che genera violenza a migliaia di chilometri da noi. Ed è pensando a questo che si dovrebbe ragionare sul perché i Governanti sono così distanti dal voler cambiare questo modo di vivere di una piccola parte del mondo; perché incalzano le solite tesi fasulle della finanza e del commercio; del debito; perché rifinanziano le Banche con i soldi dello Stato facendo finta che non siano proprio le Banche ad aver creato il debito: in somma si occupano di tutt’altro fuorché delle persone di cui uno Stato è fatto.
Ed io uccido, e sto continuando a farlo: attraverso la mia non rinuncia al modo di vivere che conosco e che, tutto sommato, mi piace.
Non sono del tutto certo che io non possa farci nulla: «ma che ci puoi fare tu, da solo, o voi, pochi, rispetto alle moltitudini che se ne infischiano!».
Ma uccido, ogni giorno, è bene ricordarselo, rendersene conto, attraverso il normale agire di ogni giorno; a causa della scelta, di un’etica assente, di un piacere effimero, dell’abitudine al massacro, dell’Amore che si è estinto fuori delle mura domestiche, fuori dalle amicizie, dalle cerchie; e che cozza con il sangue di innocenti ma anche di criminali; Amore che si estinguerà nel sangue nostro, del nostro prossimo, dei nostri vicini, conoscenti, connazionali, extracomunitari, della gente di tutto il mondo. E tanto più tarda sarà la reazione alla miseria umana, tanto più sfocerà in violenza la disperazione. Violenza inaudita, perché non rimarrà testimone, non resterà memoria; solo resti del mondo che conosciamo e che, come la Storia che si ripete, si è dissolto nella polvere, lasciando dietro sé rovine di Civiltà sulle quali forse qualcuno potrà fantasticare.
Il fallimento delle Civiltà antiche nulla ci ha insegnato, e la terra è lì, pronta ad assorbire i nostri resti, ad accogliere le macerie dei nostri palazzi, a restituire l’aria a chi la vuole respirare, disinfestata, finalmente, dalla presenza umana.
Quanto tempo ci vorrà è solo un’illusione: il concetto di Tempo è un’invenzione tutta umana, che non ha significato nell’esistenza dell’universo.
Se immagino la Natura come un’entità, credo che non possa che ridere di noi, e di come ci affanniamo per autodistruggerci; anche se penso sia più appropriato pensarla come un qualcosa che, accortasi dell’errore, ci sta semplicemente scrollando di dosso.

DA  :  robybulgaro.blogspot.it

252. Peperoni Ripieni alla Romena - Ardeiumplutzi

Ingredienti: 6 peperoni grandi / 400 gr. di carne macinata / 150 gr. di riso / 2 cipolle / prezzemolo o basilico / finocchietto / alloro / 700 gr. di passata di pomodoro / pepe, sale, zucchero, olio /
Lessa il riso in tanta acqua salata a metà-cottura, poi scolalo e sciacqualo.
Lava e monda i peperoni lasciandoli interi coi coperchietti. Per il ripieno aggiungi il riso alla cipolla rosolata 2 minuti in olio e con un goccino d’acqua lascialo gonfiare 5 minuti coperto. A fuoco spento mischia riso, carne, odori e l'altra cipolla: poi sala e pepa. Riempi ora i peperoni e mettili in pentola con la passata, un po’ di sale, una foglia d’alloro e poco zucchero a cuocere per 60 minuti a fuoco moderato.

253. Lettera circolare di Pasqualetti 26/03/12

1) Stamattina, nel corso della trasmissione televisiva di Vianello, ho sentito la docente di Scienze Politiche a Bologna, Sofia Ventura, affermare che la corsa di un partito al centro é contraria agli interessi del paese e della democrazia. Il centro é indefinito politicamente ed eticamente e tende a fare scomparire quelle che dovrebbero essere la chiarezza di programmi e la necessaria forza a realizzarli. Quindi il PD....................... si regoli con Casini.
2) Leggere l' articolo di Michele Ciliberto (pagg. 1 e 2) sull 'Unità di oggi che - oltre alle sue varie argomentazioni sull' ideologia ed obiettivi del governo tecnico - contiene (spero sia sta riportata fedelmente) un' affermazione di Monti a Camusso che ritengo pericolosissima: "dobbiamo avvicinare la Costituzione formale a quella materiale". Mi ricorda qualcuno che, senza parole molto forbite, questa Costituzione voleva stracciarla per i suoi scopi privati.
3) Sempre oggi su Repubblica articolo di Tito Boeri "I quattro dilemmi che lacerano il PD". E' vero, ci sono e dobbiamo superarli, con la direzione di Bersani, a tutt' oggi considerato l'unico che può tenere il partito sulla strada della sinistra. Se dobbiamo scegliere cosa siamo, facciamolo riconoscendo che la nostra strada é il "laburismo" e non il liberismo, che ad oggi - complice l'assenza di regole mondiali - ci ha regalato un' altra crisi finanziaria, miseria diffusa e riduzione di quel welfare che ha contribuito a sviluppare l' Italia e l' Europa. Le scelte saranno difficili, ma necessarie. Senza ascoltare chi continua a credere che la nostra strada sia verso il centro e non verso l' altro lato, ovviamente con molta attenzione a Di Pietro, che considero il "berlusconi degli incontentabili e dei sempliciotti"!
Anche se i sondaggi sono da considerarsi indicativi e non verità accertate, il fatto che la base del PD apprezza Monti per gli interventi salvifici, lo condanna per la mancanza di equità, per la guerra ideologica sull' art. 18 (che danneggerebbe i 50/60 soprattutto, senza fare molto per i giovani), sempre la base del PD intende un appoggio condizionato, nell' attesa delle prossime amministrative, senza farsi spaventare dagli alti lamenti di Alfano, mentre il governo dovrebbe accellerare su giustizia e RAI. Al mometo. Poi misure per lo sviluppo, facendo attenzione che l'inflazione non solo si mangi il residuo potere d'acquisto delle classi a reddito fisso, ma riduca le esportazioni e l'afflusso di turisti extracomunitari che possono dare un contributo alla bilancia dei pagamenti.
Un saluto circolare e personale.
Gianfranco Pasqualetti

mercoledì 21 marzo 2012

251. Il Leone troppo ingordo.

Leo, per silvam discurrens, leporem dormientem apud fontem invenit. Dum appropinquat furtim, parvam praedam capere cupiens, iamque cibi dulcedinem praegustat, e longinquo cervum ingentis magnitudinis vidit; tum leporem neglexit et novam praedam agitare incepit. Cervus autem statim insidias animadvertit et celeri fuga salutem invenit; interea etiam lupus, ferarum rumore e somno expergefactus, velocibus cruribus triste fatum effugit. Cum leo ab inutili insectatione destitit et cervum omisit, ad fontem et ad leporem remeavit: sed interea etiam lepus salutem fuga invenerat.
Il Leone, girando la foresta, scorse vicino a una fonte una Lepre addormentata. Ma mentre s'avvicinava furtivamente alla piccola preda, col suo gusto dolce già quasi in bocca e la voglia d'afferrarla, s'accorse d’un bel Cervo maestoso in lontananza, e lasciò perdere la Lepre. Quando il Leone si preparò ad attaccare la nuova preda, il Cervo s'accorse subito del rischio e si mise in salvo fuggendo via veloce: anche un Lupo, risvegliato dai tramestii delle altre bestie si sottrasse a una brutta fine correndo via a gambe levate. Una volta che rinunciò a un inutile inseguimento del Cervo già lontano, il Leone ritornò alla fonte dov'era la Lepre: ma intanto pure quella s'era salvata scappando lontana.
traduzione di W.S. 

250. Capponmagro per 4

Ingredienti
1 gambo di sedano / 2 hg di fagiolini verdi / 2 hg di patate / 2 hg di carote / 1 piccola barbabietola precotta / galletta o pambiscotto o carasau / un filetto di branzino o pescecappone / gamberi, muscoli, vongole / 2 uova sode, olio d'oliva, aceto e sale q.b.
e per la salsa, 20 gr di prezzemolo / 20 gr di basilico / 4 filetti d’acciuga / 1 cucchiaio di capperi / 1 spicchio d’aglio / 1 cucchiaio di pinoli / 12 cucchiai d’olio / 1 cucchiaio di pangrattato / 1 cucchiaio d’aceto / pepe e spezie.
A vapore fa’ cuocere separati, o calcolandone i tempi diversi, il gambo di sedano, i fagiolini, la patata e la carota. Sempre a vapore va cotto il filetto di pesce. Condisci i singoli ortaggi e il filetto a pezzi con un goccio d’olio e aceto.
Su 4 pezzi di pane biscottato o seccato spruzzato appena d’aceto, in fondo a un contenitore abbastanza largo da ospitarli uno accanto all’altro, disponi appunto le verdure, il pesce e poi le fettine di barbabietola. Chiudi con altri 4 pezzi di “biscotto” acetato. Sarebbe da lasciare diverse ore pressato da un peso, al fresco. Sforma poi il tutto in un grande piatto da portata, contornato dalla salsa ottenuta frullandone semplicemente gli ingredienti come per un pesto veloce. Obbligatoria la decorazione: gamberi, cozze, vongole e le uova sode a metà o a spicchi.

giovedì 15 marzo 2012

249. Allarme-eruzione a Santorini!! 14/03/2012

L'isola vulcanica di Santorini,  l'antica Tera, definita nel 2011 la piu' bella, è una vera perla turistica:  panorami mozzafiato, promontorii, spiagge con sabbie di tutti i colori, tramonti fantastici e siti archeologici ne giustificano la fama e in più è relativamente tranquilla dall'ultima eruzione del 1950.
Ma la sua caldera ha ora livelli di deformazione mai visti ultimamente, secondo più di 20 stazioni GPS istallate nell'isola dal 2006. E' dal gennaio 2011 che una serie di terremoti e deformazioni è iniziata dentro la caldera, secondo una ricerca pubblicata dal Geophysical Research Letters.
La camera magmatica del vulcano si sta riempiendo, e se ne sta monitorando l'attivita': di sicuro vi sono affluiti milioni di metri cubi di lava la cui fuoruscita provocherebbe onde anomale localmente molto pericolose. Il terremoto legato all'eruzione del 1700 a.C., ben prima dei Micenei, propagandosi fino a Cnosso distrusse gran parte della civilta' minoica cretese: Santorini si trova su una sorta di faglia sottomarina tra Mediterraneo ed Egeo, e la distanza tra le 2 isole è intorno ai 120 kilometri. Ma nulla può confermare il disastro imminente. 
wikipedia.org / terrarealtime.blogspot.com / santorinigrecia.it

domenica 11 marzo 2012

248. Comunicato Stampa dell’ Associazione Radicale Certi Diritti su Alfano.

ALFANO ESPRIME LA PEGGIORE CULTURA CONTRO CIVILTA’ LIBERALE E MODERNA E CONTRO LA SENTENZA CORTE COSTITUZIONALE 138/2010 SUI DIRITTI DELLE COPPIE CONVIVENTI.
Roma, 10 marzo 2012
Il Segretario del Pdl Alfano con le sue affermazioni dimostra non solo di essere fuori dai valori liberali ma anche fuori dalla destra europea. In tutta Europa le destre promuovono iniziative a livello parlamentare e governativo per la difesa dei diritti delle coppie lesbiche e gay. In Spagna il Partito Popolare è stato tra i sostenitori delle prime proposte sulle unioni civili, in Gran Bretagna il Primo Ministro conservatore si è detto d’accordo per il matrimonio tra persone dello stesso sesso e in Europa il Ppe sostiene le diverse iniziative che mirano a tutelare i diritti delle coppie conviventi. Sappiamo di chiedere troppo ma Alfano dovrebbe leggersi la sentenza della Corte Costituzionale 138/2010 che sollecita la classe politica a legiferare sui temi del riconoscimento dei diritti alle coppie gay anziché continuare ad alimentare antiche e conservatrici posizioni clericali. E’ davvero sorprendente sentir dire da Alfano che i socialisti spagnoli sono al minimo storico perché hanno fatto leggi come quella del matrimonio tra persone dello stesso sesso. E allora il Pdl che in pochi mesi è calato di oltre il 15% dovremmo associarlo alle 'innovative e ‘moderne’ politiche sulla famiglia del mulinaro bianco Giovanardi? Bene, sarà senz'altro così!

sabato 10 marzo 2012

247. Il sesso dei disabili e l’abbraccio di una madre

Compendio da Simone Fanti su invisibili.corriere.it

Ho una confessione da fare: anche i disabili fanno sesso. Sessualità&Disabilità sono un tabù per la società. Questa volta non scriverò io ma lascerò la parola alla lettera di Ann, una mamma-coraggio: "Proprio stamane l’insegnante di mio figlio si è lamentata del fatto che se una compagna di classe passa vicino alla carrozzina il mio ragazzo l’afferra per il braccio non la lascia andare etc etc. «La pulsione sessuale è terribile» mi dice come se fossi un’anima bella che non si è accorta che il figlio è cresciuto. Ovviamente le ho risposto in modo brutale sconcertandola. Avrà fatto pure il suo addestramento come sostegno ma non può comprendere proprio tutto perché non lo vive. «Una madre della mia sottotribù invece mi ha insegnato parecchio, quando mi ha telefonato alle 2 di notte chiedendomi di andarla a prendere in una certa via e di portare la macchina grande con il mio tagliando perché era con suo figlio e la carrozzina: li trovo per strada con 2 tutori dell’ordine imbarazzatissimi e rossi come peperoni. Carico in macchina figlio, carrozzina e madre e andiamo in un locale del centro ancora aperto dove mi racconta. Figlio maggiorenne, lei divorziata e il padre che si è rifatto una famiglia con 2 figli sani ancora pargoli: è toccato a lei provvedere (alla sessualità del figlio ndr) perché la nuova moglie non gradisce. Indagini per trovare una “casa” con una tenutaria e ragazza disponibili, ovviamente a prezzo maggiorato, ad accogliere un disabile. Per un po’ va bene e il ragazzo è felice e la ragazza è “fissa”. Purtroppo quella sera arriva un'incursione. Lei, insegnante, seduta vicino all’entrata con un libro di matematica, capelli brizzolati e figura pesante. Sconcerto dei tutori dell’ordine, poi una tutrice dell’ordine arriva trafelata «c’è di là un ragazzo che chiede della mamma». La mia amica si alza e dice «mbe' penso che dovrei vestirlo se c’è qualcuno che mi aiuta». Alla fine permettono alla “ragazza fissa” di aiutare la madre. Poi bisogna portare tutti, clienti e ragazze, in centrale dove verranno identificati mentre la tenutaria viene arrestata. Pronti 2 furgoni. La mia amica propone di seguirli con il figlio con la propria macchina ma i tutori rifiutano. Altro panico e la maitresse blatera che lei fa un buon servizio sociale e che aiuta i bisognosi. Alla fine 2 forzuti tutori scaraventano ragazzo e carrozzina sul furgone delle ragazze che lo accolgono con urla e risate. In Centrale arriva subito il magistrato che messo al corrente della particolarità non sa che pesci pigliare. E qui la mia amica mi racconta un colloquio surreale: «dove è suo marito?» Io non ho marito, mi ha lasciato, pochi disabili hanno il padre». «ma lei non ha un fratello o un amico per queste cose?» «No sono figlia unica e questa faccenda non si delega agli amici». Il resto lo tralascio e dico solo che non ho mai riso tanto in vita mia. Sì, Simone, c’è da ridere perché nella vita normale ci sono mariti e amici, che spariscono nella vita con un disabile. Certi argomenti sono da uomini normali, ma le madri dei disabili a volte devono comportarsi da uomini, che lo vogliano o no. E uomini che fanno le leggi, che comandano, che abbandonano noi donne e madri diverse, non lo capiscono. Anche se c’è un danno cerebrale, i nostri figli crescono e gli ormoni quelli sono. I danni cerebrali a volte provocano modifiche fisiche significative (bava alla bocca, incapacità di camminare) ma la voglia di affetto, di un abbraccio, di un rapporto, c’è sempre. Però nessuno dei normali si sofferma su questo problema: per tutti il disabile è un “infelice” e non un essere umano con i suoi sentimenti e i suoi bisogni. Forse si considera il disabile un angioletto puro, a volte brutto da vedere, ma comunque un qualcosa di amorfo e non un qualcuno. Ho l’impressione, poi, che molti non si rendano conto che i nostri figli debbano farsi la barba come tutti e dobbiamo fargliela noi e così per tante altre cose, elementari e sgradevoli che raramente vengono mostrate per intero in un film, mitico per tutti “il figlio della luna”. E allora come invocare la società perfetta, come meravigliarsi dello sconcerto e dell’imbarazzo di un normale quando nessuno gli scaraventa sotto il naso una realtà elementare: un disabile ha bisogno di tutto ma proprio di tutto, senza ipocrisie nè repulsione, nè distinzione tra padre e madre perché Madre Natura non fa sconti anche quando fa un torto. Sarebbe meglio spingere tutti noi a una riflessione più concreta, meno moralistica, e “più naturale”! E infine, finale come in tutti i film che si rispettino: la mia amica ha trovato un’altra “casa”, il figlio sembra contento della “nuova ragazza”, non ha avuto conseguenze, l’ex marito non ha saputo niente e il 14 febbraio ha ricevuto un mazzetto di roselline. Perché spesso quello che si nega ad un disabile si nega anche alla madre".

venerdì 2 marzo 2012

246. estratto dal monologo di Agrado

Mi chiamano Agrado perché per tutta la vita ho sempre cercato di rendere la vita gradevole agli altri... oltre che gradevole sono molto autentica.
Guardate che corpo... tutto su misura. Occhi a mandorla 80 mila. Naso, 200 buttateli tutti perché l'anno dopo me l'hanno ridotto cosi con una altra bastonata. Tette, due, perché non sono mica un mostro, però le ho già super ammortizzate. Silicone.. naso,fronte, zigomi, fianchi e culo. Un litro sta sulle 100 mila, perciò fate voi il conto perché io già l'ho perso. Limatura della mandibola 75 mila. Depilazione definitiva col laser, perché le donne vengono dalle scimmie quanto l'uomo, sino a 4 sedute, però se balli il flamenco ce ne vogliono di più è chiaro. Quello che stavo dicendo è che costa molto essere autentica signora mia... e in questo non bisogna essere tirchie, perché una più è autentica quanto più somiglia all'idea che ha sognato di se stessa.

dal film "Tutto su mia madre" di Pedro Almodovar

giovedì 1 marzo 2012

245. GESU' BAMBINO 4 marzo 1943

poesia originale di Paola Pallottino su musica di Lucio Dalla, subito censurata, tradotta prestissimo in  portoghese per Chico Buarque de Hollanda da Pino Ulivi: una serenata per voce e violino!!  
 
Dice che era un bell'uomo e veniva, veniva dal mare
parlava un'altra lingua, però sapeva amare;
E quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato:
l'ora più dolce prima di essere ammazzato.

Così lei restò sola nella stanza, la stanza sul porto,
con l'unico vestito ogni giorno più corto,
e benché non sapesse il nome e neppure il paese
mi riconobbe subito proprio all'ultimo mese

Compiva sedici anni quel giorno la mia mamma,
le strofe di taverna le cantò a ninna nanna!
e stringendomi al petto che sapeva, sapeva di mare
giocava alla Madonna con il bimbo da fasciare.

E forse fu per gioco, o forse per amore
che mi volle chiamare come nostro Signore.
della sua breve vita, il ricordo, il ricordo più grosso
e' tutto in questo nome che io mi porto addosso.

E ancora adesso mentre bestemmio e bevo vino
per i ladri e le signore sono Gesù bambino.