sabato 10 marzo 2012

247. Il sesso dei disabili e l’abbraccio di una madre

Compendio da Simone Fanti su invisibili.corriere.it

Ho una confessione da fare: anche i disabili fanno sesso. Sessualità&Disabilità sono un tabù per la società. Questa volta non scriverò io ma lascerò la parola alla lettera di Ann, una mamma-coraggio: "Proprio stamane l’insegnante di mio figlio si è lamentata del fatto che se una compagna di classe passa vicino alla carrozzina il mio ragazzo l’afferra per il braccio non la lascia andare etc etc. «La pulsione sessuale è terribile» mi dice come se fossi un’anima bella che non si è accorta che il figlio è cresciuto. Ovviamente le ho risposto in modo brutale sconcertandola. Avrà fatto pure il suo addestramento come sostegno ma non può comprendere proprio tutto perché non lo vive. «Una madre della mia sottotribù invece mi ha insegnato parecchio, quando mi ha telefonato alle 2 di notte chiedendomi di andarla a prendere in una certa via e di portare la macchina grande con il mio tagliando perché era con suo figlio e la carrozzina: li trovo per strada con 2 tutori dell’ordine imbarazzatissimi e rossi come peperoni. Carico in macchina figlio, carrozzina e madre e andiamo in un locale del centro ancora aperto dove mi racconta. Figlio maggiorenne, lei divorziata e il padre che si è rifatto una famiglia con 2 figli sani ancora pargoli: è toccato a lei provvedere (alla sessualità del figlio ndr) perché la nuova moglie non gradisce. Indagini per trovare una “casa” con una tenutaria e ragazza disponibili, ovviamente a prezzo maggiorato, ad accogliere un disabile. Per un po’ va bene e il ragazzo è felice e la ragazza è “fissa”. Purtroppo quella sera arriva un'incursione. Lei, insegnante, seduta vicino all’entrata con un libro di matematica, capelli brizzolati e figura pesante. Sconcerto dei tutori dell’ordine, poi una tutrice dell’ordine arriva trafelata «c’è di là un ragazzo che chiede della mamma». La mia amica si alza e dice «mbe' penso che dovrei vestirlo se c’è qualcuno che mi aiuta». Alla fine permettono alla “ragazza fissa” di aiutare la madre. Poi bisogna portare tutti, clienti e ragazze, in centrale dove verranno identificati mentre la tenutaria viene arrestata. Pronti 2 furgoni. La mia amica propone di seguirli con il figlio con la propria macchina ma i tutori rifiutano. Altro panico e la maitresse blatera che lei fa un buon servizio sociale e che aiuta i bisognosi. Alla fine 2 forzuti tutori scaraventano ragazzo e carrozzina sul furgone delle ragazze che lo accolgono con urla e risate. In Centrale arriva subito il magistrato che messo al corrente della particolarità non sa che pesci pigliare. E qui la mia amica mi racconta un colloquio surreale: «dove è suo marito?» Io non ho marito, mi ha lasciato, pochi disabili hanno il padre». «ma lei non ha un fratello o un amico per queste cose?» «No sono figlia unica e questa faccenda non si delega agli amici». Il resto lo tralascio e dico solo che non ho mai riso tanto in vita mia. Sì, Simone, c’è da ridere perché nella vita normale ci sono mariti e amici, che spariscono nella vita con un disabile. Certi argomenti sono da uomini normali, ma le madri dei disabili a volte devono comportarsi da uomini, che lo vogliano o no. E uomini che fanno le leggi, che comandano, che abbandonano noi donne e madri diverse, non lo capiscono. Anche se c’è un danno cerebrale, i nostri figli crescono e gli ormoni quelli sono. I danni cerebrali a volte provocano modifiche fisiche significative (bava alla bocca, incapacità di camminare) ma la voglia di affetto, di un abbraccio, di un rapporto, c’è sempre. Però nessuno dei normali si sofferma su questo problema: per tutti il disabile è un “infelice” e non un essere umano con i suoi sentimenti e i suoi bisogni. Forse si considera il disabile un angioletto puro, a volte brutto da vedere, ma comunque un qualcosa di amorfo e non un qualcuno. Ho l’impressione, poi, che molti non si rendano conto che i nostri figli debbano farsi la barba come tutti e dobbiamo fargliela noi e così per tante altre cose, elementari e sgradevoli che raramente vengono mostrate per intero in un film, mitico per tutti “il figlio della luna”. E allora come invocare la società perfetta, come meravigliarsi dello sconcerto e dell’imbarazzo di un normale quando nessuno gli scaraventa sotto il naso una realtà elementare: un disabile ha bisogno di tutto ma proprio di tutto, senza ipocrisie nè repulsione, nè distinzione tra padre e madre perché Madre Natura non fa sconti anche quando fa un torto. Sarebbe meglio spingere tutti noi a una riflessione più concreta, meno moralistica, e “più naturale”! E infine, finale come in tutti i film che si rispettino: la mia amica ha trovato un’altra “casa”, il figlio sembra contento della “nuova ragazza”, non ha avuto conseguenze, l’ex marito non ha saputo niente e il 14 febbraio ha ricevuto un mazzetto di roselline. Perché spesso quello che si nega ad un disabile si nega anche alla madre".

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