venerdì 4 novembre 2011

218. Vulpes et Corvus / La volpe e il Corvo.

Cum de fenestra corvus raptum caseum comesse vellet, celsa residens arbore, vulpes hunc vidit, deinde sic coepit loqui:"O qui tuarum, corve, pennarum est nitor! Quantum decoris corpore et vultu geris! Si vocem haberes, nulla prior ales foret." At ille stultus, dum vult vocem ostendere, emisit ore caseum, quem celeriter dolosa vulpes avidis rapuit dentibus. Tum demum ingemuit corvi deceptus stupor. Qui se laudari gaudet verbis subdolis, fere dat poenas turpes poenitentia. Hac re probatur quantum ingenium valet: virtute semper praevalet sapientia.

Un corvo aveva rubato un pezzo di formaggio da un davanzale e voleva mangiarselo appollaiato su un albero alto. Ma una volpe lo vide e così cominciò a dirgli: - Ma che piumaggio lucido hai, Corvo! E che bellezza mostri nel corpo e nel capo! Se tu avessi voce, nessun uccello ti supererebbe. -Ma quello sciocco, per far sentire la propria voce, aprì il becco lasciando cadere dall'alto quel cacio, che al volo la volpe adulatrice prese in bocca con avidità. Solo allora il corvo sciocco gemette all'inganno. Chi gode di parole adulatorie, per arrivare a pentirsene, si dovrà umiliare. Ed ecco provato quanto valga la furbizia: l'intelligenza vince sempre sul coraggio!

(traduzione da Fedro di W.S.)




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