giovedì 6 ottobre 2011

211. De cicada et formica / La Cicala e la Formica


Clara est formica industria sua, cicada autem vita otiosa et nimia imprudentia. Aestate summa - sic narrat fabella - cicada beate cantat, operas vitat et consumit escas quas florida natura sponte silvarum beluis praebet. Sedula formica autem magnam micarum copiam per rimas terrae trahit et in latebram suam congerit; frustra formica cicadam eius stultitia reprehendit et industria sua a cicada deriditur. Sed postea bruma procellas inducit, terram herbasque siccat; assiduae pluviae beluas prohibent e latebris evadere. Stulta cicada in latebra sua escam non habet et inedia laborat; formicae autem magna micarum copia est et imprudentia cicadae a formica merito luditur.
Della Formica è proverbiale l'operosità, come invece della Cicala lo è l'ozio imprudente. In piena estate, così si racconta, la Cicala canta e ricanta beata, evita la fatica e dà fondo alle offerte spontanee che la natura generosa fa a tutti gli abitanti dei boschi. La Formica operosa invece trascina una gran quantità di briciole dalle fessure della terra dentro alla sua tana. A vuoto la Formica rimprovera per la sua stoltezza la Cicala che di rimando la deride per la sua operosità. Ma poi il maltempo spoglia coi venti terra e piante, e con piogge impetuose impedisce agli animali di uscire dalle tane. Così la stupida Cicala nella sua tana non ha provviste ed è tormentata dalla fame, mentre la Formica può godere di quella gran riserva di briciole e pure del diritto di deridere l'imprevidenza della Cicala.
(traduzione da Fedro di W.S.)

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