mercoledì 15 febbraio 2012

239. "Ho fatto un altro sogno"

Martedì 14 Febbraio 2012
Sognavo una Polizia diversa di come poi l'ho conosciuta negli ultimi anni. Tentai, insieme ad altri, di cambiarla aderendo al “movimento” che costituimmo in gran segreto. Poi, quando ottenemmo la smilitarizzazione, formammo il Sindacato e assunsi anche incarichi dirigenziali. Ma, ahimè, in tutti questi anni di smilitarizzazione noto scarsi risultati nel cambiamento che noi tutti auspicavamo, ovvero avere una Polizia tra le gente e per la gente. Sognavamo un diverso approccio con i manifestanti, non utilizzando il manganello o essere meno “interventisti” su taluni impieghi decisamente opinabili e che di certo non erano quelli auspicati dal “movimento”.
Non avrei voluto vedere come lo scorso ottobre/dicembre gli scontri di Roma, ove un nutrito gruppetto di black bloc, mise a ferro a fuoco le vie della Capitale. E, come spesso accade, nessuno si assunse la responsabilità dei gravi fatti, mentre era dovere del Ministro dell'Interno assicurare la libertà di manifestare pacificamente e non che Roma divenisse campo di battaglia. I black bloc, andavano fermati in tempo, attraverso l'opera di prevenzione, che nei fatti di Roma è mancata. Forse, è stato sottovaluto il pericolo o peggio “distrattamente” voluto che tutto ciò accadesse.
No! Non era questa la Polizia che sognavo e la mia, la nostra visione del poliziotto era un'altra: assicurare a tutti la libertà di manifestare pacificamente. Interloquire con maestranze, studenti e manifestanti, per concordare all'unisono un piano di svolgimento pacifico delle manifestazione e perché no! Insieme a loro ricercare ed espellere dalle manifestazioni i promotori di violenza.
No! Non volevo vedere gli scontri di Roma che, mi hanno riportato nei miei primi anni di poliziotto, quando in più occasioni fui coinvolto negli scontri tra operai della Fiat a Torino e poi coi portuali di Genova: quanti cubetti di porfido mi lanciarono addosso o gli sputi in faccia, per non parlare di Genova ove alcuni miei colleghi, furono letteralmente arpionati e gettati nella fontana nella piazza di Genova.
Avevo da poco compiuto vent'anni e proprio da quegli scontri, nacque in me la necessità di aver un diverso rapporto con gli scioperanti, talchè nonostante gli scontri, io stavo dalla parte degli operai.
Poi, quando divenni adulto ed ecco la prospettiva di formare un “movimento” per cambiare dall'interno la forma mentis di tanti. All'inizio, noi del movimento fummo, schedati, pedinati e qualcuno pagò duramente per il profuso impegno. Ma, quando Cossiga ci diede la libertà di poter esprimere i nostri ideali, cominciammo a fare “comizi” e confronti all'interno delle fabbriche e nelle scuole. Portammo, finalmente la Polizia tra la gente. In un'assemblea di fabbrica, ricordo l'acredine e diffidenza che un operaio aveva espresso verso di me che stavo parlando: riuscii alla fine, dopo uno scambio di opinione a convenire sul cambiamento reciproco. Noi riuscii, invece, a convincere un senatore della DC, che dissenziente, abbandonò per protesta la sala Consiliare del Comune ove mi cimentavo come oratore.
Non era questa la Polizia che sognavo; mai avrei immaginato di assistere alla destituzione dalla Polizia di Stato, di un funzionario di Polizia per motivi che esulano il servizio. L'averlo destituito non ha giovato all'immagine stessa della Polizia, soprattutto per le motivazione addotte: ritengo sia stato un grave errore. Sto parlando di Gioacchino Genchi, espulso dalla Polizia di Stato, per volere di un uomo politico, ovvero Silvio Berlusconi, risentito da una presunta offesa rivolta alla sua persona. Le motivazioni della destituzione sono davvero risibili: "Ha continuato pervicacemente, con ostentata pertinacia (...) a porre in essere un comportamento fortemente scorretto in assoluto contrasto con i doveri che ogni appartenente all'amministrazione della polizia di Stato solennemente assume con il giuramento all'atto della nomina". Così recita il provvedimento di destituzione: "Ha fatto delle dichiarazioni dal contenuto gravemente lesivo del prestigio di organi e istituzioni dello Stato, arrecando in tal modo disdoro all'immagine e all'onore dell'amministrazione di appartenenza".
Su questa presunta offesa ci sarebbe molto da disquisire, se si pensa a tutte le offese poste in essere dal citato uomo politico e rivolte ai Magistrati, con l'assordante silenzio degli uomini delle Istituzioni che sarebbero dovuti intervenire. O se vogliamo ricordare alcuni appartenenti alla Polizia di Stato che con condanne passate ingiudicate, hanno arrecato disdoro all'immagine della Polizia.
Comunque auspico, un rapporto proficuo intenso e collaborativo tra Polizia e organizzazioni studentesche e mondo del lavoro, affinchè tutti possano manifestare in libertà e senza violenze.
In buona sostanza una Polizia al servizio del cittadino!
di Pippo Giordano
Movimento Agende Rosse - http://www.19luglio1992.com/

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