venerdì 14 maggio 2010

099. TAGLIAMO IL SISTEMA (articolo)

Nelle prossime settimane una potente campagna mediatica cancellerà le responsabilità della crisi e tenterà di ridurre la spesa pubblica con un altro colpo alle condizioni di vita dei lavoratori. Solo nuove proposte efficaci e comprensibili potrebbero impedire un’altra vittoria di chi continua a proporre le stesse ricette fallimentari neoliberiste, partendo, ad esempio, dalla grande opportunità offerta dalla vicenda della protezione civile. Diego Anemone, giovane uomo d'affari in grado di pagare un milione di euro per aiutare ad acquistare casa ad un solo ministro, aveva così una fila di politici o dirigenti statali che non rifiutavano i suoi favori: ristrutturazioni, manutenzioni, arredamenti da lui pagati di cui veniva rifuso con giganteschi interessi attraverso l'affidamento di opere pubbliche. Ricchezze alimentate da una spesa pubblica senza controllo. Dicono le indagini in corso che il solo Angelo Balducci pretendeva il 10% dell'importo dei lavori. Con gli altri soggetti tecnici si arriva a somme da capogiro. La Corte dei Conti stima in 60 miliardi di euro i soldi sottratti allo Stato attraverso il sistema della corruzione: ogni italiano paga così mille euro all'anno di un’impressionante tassa aggiuntiva occulta. Il sistema delle grandi opere, a cominciare dal Ponte sullo Stretto, l’Anas e l’Alta Velocità hanno fatto sparire miliardi con nulla di ultimato e quasi tutto da iniziare, contribuendo ai bilanci di tante imprese nazionali. Ma la severissima Confindustria non ne parla: e preferisce accanirsi contro ogni spesa a favore dei lavoratori. Le opere pubbliche sono in mano ad una struttura di politici, di tecnici compiacenti e d'imprese che spesso controllano grandi mezzi di informazione. Tagliando questo sistema malavitoso si avrebbe una cifra utile a interrompere la recente spirale per cui i comuni per fare cassa sono stati istigati a vendere beni pubblici o a incrementare la realizzazione di nuovi inutili quartieri: ci si potrebbero mettere in sicurezza le scuole, curare i parchi, i beni culturali o lasciare aperti i pochi servizi sociali ancora esistenti. Il comune di Roma avrebbe quasi 3 miliardi all'anno, molto di più dei 500 milioni stanziati dal governo. Mettere fine a un sistema che fa affluire miliardi a pochi speculatori e ad un sistema politico marcio eviterebbe anche un ulteriore taglio dello stato sociale. Ma la sinistra è muta, incapace di incalzare su un terreno estremamente favorevole: basterebbe chiedesse che il controllo della spesa per le Opere Pubbliche e per la Sanità sia affidato a galantuomini estranei alla politica, e il conseguente taglio di spesa eviterebbe ogni altra macelleria sociale.


(Paolo Berdini su "il manifesto" 14.05.2010)

Nessun commento:

Posta un commento