mercoledì 2 giugno 2010

106. Una Costituzione concertata mirabilmente, ora sconcertata..!

La Costituzione italiana ha radici nella lotta partigiana di Resistenza antifascista.
Venne elaborata e quindi approvata dall'Assemblea Costituente, alla quale erano stati eletti i rappresentanti dei partiti democratici, il 22 dicembre 1947. Venne promulgata dal Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, il 27 dicembre 1947. Quel giorno stesso venne pubblicata sulla edizione straordinaria della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (n. 298). Entrò in vigore il I gennaio 1948. Alla base della Costituzione italiana c’è stata un intesa fra i partiti, definita «compromesso costituzionale». Essa si realizzò all’interno della commissione che procedette concretamente all’elaborazione della legge fondamentale del nostro Stato.
All’interno di tale commissione si realizzò un equilibrio fra concezioni politiche diverse: cattoliche, comuniste, socialiste, liberali.
Questo comportò uno sforzo continuo di mediazione realizzato anche con reciproche rinunce. Il «compromesso costituzionale» trova una sua espressione anche nelle firme e nelle controfirme apposte sotto la Costituzione: il Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, liberale; il Presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini, comunista; il Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi, democristiano.
La Costituzione contiene una parte con i principi fondamentali (artt. 1-12); una parte prima, ove sono elencati i diritti e i doveri dei cittadini (articoli 13-54); una seconda parte, che stabilisce l'ordinamento della Repubblica (articoli 55-139); e 18 disposizioni transitorie e finali, relative per lo più al passaggio dal regno d’Italia alla Repubblica Italiana.
La Costituzione si basa su alcuni pilastri fondamentali strettamente interconnessi: - Intende impedire ogni possibile deriva autoritaria, che aveva caratterizzato la precedente storia del nostro paese fino all’aperta dittatura fascista, affermando il principio della divisione dei poteri, della centralità del parlamento e delle altre assemblee elettive rispetto all’esecutivo.
Rifiutando ogni accentramento presidenzialistico con la riaffermazione dell'universalità dei diritti civili e politici, delle libertà di associazione, di pensiero, parola, manifestazione, stampa (titolo I, rapporti civili, della I parte).
- Ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11).
- Si fonda - unica in tutto l’Occidente, per il notevole ruolo che ebbero nella sua stesura le forze di sinistra, comunisti e socialisti - sul lavoro: L'Italia è una Repubblica democratica,fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo,che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (art. 1). Riconosce che è il lavoro e non il capitale né la rendita fondiaria il fondamento primo della Repubblica. Afferma così che libertà ed eguaglianza sono valori strettamente interdipendenti, e si propone di creare le condizioni per l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3). Riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che lo rendano effettivo (art. 4), tutelandolo in tutte le forme, compresa l’associazione sindacale (artt. 35-40).
La Costituzione prevede la limitazione stessa del diritto di proprietà e di iniziativa privata se essa è in contrasto con l'utilità sociale o reca danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana (artt. 41-44).
Ponendo il lavoro a suo fondamento, la Costituzione riconosce il conflitto sociale e tutela la rappresentanza politica di esso nel Parlamento, eletto sulla base di un principio rigorosamente proporzionale. Quando nel 1953 fu approvata dal Senato una nuova legge elettorale maggioritaria (65% dei seggi alla coalizione che superava il 50%), fu subito battezzata “legge truffa”, revocata nel giugno 1954 per la fortissima opposizione nelle piazze e in Parlamento.
La storia dell’Italia repubblicana è attraversata da acute lotte di classe che si svolgono non solo sul terreno economico sociale e politico, ma anche su quello costituzionale. Per la sua forte caratterizzazione sul fronte sociale, la Costituzione è oggetto di continui attacchi da parte delle forze conservatrici e reazionarie,
che cercano in tutti i modi di non applicarla o di revisionarla per renderla conforme ai modelli del liberismo economico dell’Occidente e di una gestione autoritaria dello Stato. Finché i comunisti e le forze autenticamente di sinistra e democratiche hanno avuto un peso politico e sociale, questi attacchi sono stati respinti, grazie a poderose lotte di massa. Soprattutto nel decennio 1968- 1977 sono state realizzate, nel quadro della Costituzione repubblicana, importanti conquiste per i lavoratori, quali la L. 300 (Statuto dei lavoratori, nel 1970). Nei primi anni 90 comincia invece lo stravolgimento della Costituzione in funzione delle politiche neoliberiste di smantellamento dello stato sociale e dell’intervento pubblico in economia. Nel 1993, con il sostegno del PDS (poi DS, poi PD), viene cancellato il sistema elettorale proporzionale, per affermare il bipolarismo maggioritario, che intende mettere ai margini le opposizioni di classe e i partiti antisistema, concependo due poli sostanzialmente analoghi. Il sistema maggioritario, combinato con un forte presidenzialismo, si impone anche negli enti locali e nelle regioni (1999), con un antidemocratico svuotamento di poteri delle assemblee elettive ed una concentrazione di potere nell’esecutivo e nel suo capo. La modifica del titolo V della II parte della Costituzione (2001) apre le porte ad un federalismo competitivo e concorrente con i poteri dello Stato centrale, che va in direzione del separatismo della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania (fondata nel 1989 e forte oggi al Parlamento italiano di 60 deputati, 26 senatori e di 9 deputati al Parlamento Europeo) e accentuerà il divario economico-sociale tra Nord e Sud.
Il referendum del giugno 2006 respinge il tentativo di Berlusconi di dar vita ad una repubblica presidenziale. Ma, subito dopo, ricomincia l’assalto alla Costituzione per darle il colpo di grazia in senso federalista e presidenzialista.
Difendiamo e rilanciamo la Costituzione repubblicana!
Soprattutto in questa fase di crisi strutturale del capitalismo, che intende scaricare tutti i costi di essa sui lavoratori e le masse popolari, la battaglia per la difesa e il rilancio della Costituzione è parte essenziale della lotta a difesa dei lavoratori!

Federazione della Sinistra.
Coordinamento provinciale di Bari

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