mercoledì 7 aprile 2010

090. Valanga di palle sui dati elettorali

I dati elettorali sono troppo complicati e i giornalisti buttano la spugna.
La concretezza a loro fa male, ma se si rifanno i conti usando un po’ di logica la situazione sembra un po’ meno tragica.
Innanzi tutto i dati sull’astensionismo da solo non han senso perché andrebbero sommati al conteggio delle schede annullate con frasi che vanno dall’invettiva politica alla bestemmia, assieme a quelle più sobriamente “bianche”: imbucate dal circa il 3,5% degli aventi diritto al voto.
Allora su 40 milioni e 800 mila aventi diritto, più di 16 milioni non hanno votato o hanno votato in modo non valido.
Poco meno del 40%.
Ma attenzione: l’aumento del rifiuto per la politica è stato minimo rispetto alle precedenti elezioni europee.
Eppure quasi tutta l’informazione, Repubblica compresa, non ha fornito il dato delle schede non valide: scomparso!
E il paragone con le precedenti Regionali largamente impiegato dai media non ha senso: una comparazione con le Europee di un anno fa ci fa invece capire cosa è cambiato.
La sinistra al tracollo perde 4 regioni di cui 3 toccate dagli scandali della corruzione. Ma il supertracollo c’era stato alle Europee, appunto. Stavolta il PdL perde il 2% dei voti e la Lega avanza del 2%, cioè i voti al governo sono pari. Ma è allucinante che abbia sostanzialmente tenuto, dopo tutti gli scandali che li hanno travolti.
Ma a sentire i giornali pare che la Lega abbia sfondato!!!!
Non male che il PD cresca del 2%, perché anche in prospettiva la distanza tra PdL e opposizione si è accorciata. IDV perde lo 0,7% totale ma analiticamente avanza parecchio dove non ci sono le liste di Grillo ma perde dove ci sono. Udc perde quasi un punto percentuale.
Le liste postcomuniste e verdi guadagnano qualche decimo di percentuale.
Grande l’affermazione delle Liste Beppe Grillo in Emilia Romagna (7%) e Piemonte (4%) al 2,5% nelle altre regioni.
Il fatto che dopo tutto quel che è successo ancora tanti italiani abbiano dato il loro voto a Berlusconi dà molto sconcerto, ma complessivamente l’opposizione a Berlusconi è cresciuta.
L’informazione di Mediaset e non solo, farebbe ritenere nulla la possibilità della fine dell’era Berlusconi prima del 2020, mentre invece qualche speranza risiede in un PD che esprima un leader che la faccia finita coi candidati inquisiti e con il sostegno agli inceneritori ( come ha fatto per esempio Nichi Vendola in Puglia ) e che prenda impegni chiari sulle riforme.
Allora sì che si potrebbe immaginare una grande coalizione che comprenda anche le liste di Grillo.
In questo momento la coalizione di governo viaggia intorno al 48%, l’opposizione, UDC esclusa, intorno al 44%. Questi 4 punti percentuali non sono la fine del mondo!!
Molti accusano Grillo di aver causato la perdita del Piemonte: in sua assenza molti voti si sarebbero riversati nell’Italia dei Valori. 6.000 voti appena la distanza. E’ indiscutibile il regalo fatto a Silvio, ma questo calcolo è forse limitato: per battere Berlusconi domani il PD deve decidere di cambiare rotta, deve smettere di essere un luogo d’inciucio che candida gente dell’apparato.
Bersani candidando inquisiti in Campania e Calabria, ha rifiutato un vero rinnovamento. Comprensibili gli Amici di Grillo che alla fine hanno scelto di rompere in Piemonte non riuscendo a trattare qualcosa di decente con questo PD!! Forse questi risultati freneranno il PD dall’allearsi con Casini e Cuffaro.
L’esperienza di Vendola insegna che un’alleanza a sinistra può essere vincente e unire tutte le forze progressiste su programmi decenti e concreti.
Creare un movimento progressista unitario è un passaggio fondamentale. E’ necessario far germogliare un progetto che cancelli i micropartiti e coaguli il popolo delle buone pratiche sociali in una forza di rinnovamento gestita a rete, che esprima le migliaia di associazioni e comitati locali che stanno concretamente costruendo modi di vivere e relazionarsi antagonisti alla cultura berlusconiana.

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