giovedì 31 marzo 2011

196. Celentano sul Corriere 16/03/2011

Caro Direttore,

60.000 case distrutte, 1 milione di sfollati e 5000 dispersi in quel florido Giappone che nel giro di 6 minuti è improvvisamente precipitato nel buio più scuro. Ma soprattutto migliaia di radiazioni sulla testa dei giapponesi. Ora io non vorrei neanche parlare del clamoroso fuori-tempo (non solo musicale) esternato da Chicco Testa, ospite della bravissima Lilli Gruber dalla voce affascinante. Non vorrei ma come si fa, poi la gente pensa davvero che lui parli per il bene dei cittadini. «Gli impianti nucleari hanno dimostrato di tenere botta». Ha detto il nostro Chicco ormai appassito per mancanza di clorofilla e quindi non più in grado di catturare quell'ENERGIA SOLARE di cui un tempo si nutriva.

«Chi trae spunto dalla tragedia del Giappone per dare vita a una polemica politica è uno sciacallo». Ha sentenziato. Dopo neanche un'ora esplode la centrale nucleare di Fukushima. Un tempismo davvero sorprendente quello del Chicco. Ma la cosa più incredibile che più di tutti impressiona, è lo stato di ipnosi in cui versano gli italiani di fronte ai fatti sconcertanti di una politica che non è più neanche politica. Ma piuttosto un qualcosa di maleodorante e che di proposito vorrebbe trastullarci in uno stato confusionale. Dove sempre di meno si potrà distinguere il bene dal male, le cose giuste da quelle ingiuste. Sparisce quindi quel campanello d'allarme che ci mette in guardia quando c'è qualcosa che non quadra nei comportamenti di un individuo. Un qualcosa che detto in una parola si chiama SOSPETTO. E di sospetti sul nostro presidente del Consiglio, tanto per fare un esempio, ce ne sono abbastanza. E così nel bel mezzo di una tragedia come quella che sta vivendo il Giappone, dove fuoco e acqua stanno distruggendo tante vite umane, senza contare l'aspetto più insidioso dovuto alle radiazioni liberatesi nell'aria, il nostro presidente del Consiglio non demorde. Ha subito fatto annunciare dai suoi «CicchittiPrestigiacomini» e dai piccoli insidiosi Sacconi, che il progetto sul nucleare in Italia andrà avanti. L'orientamento popolare contro le centrali nucleari decretato dal referendum fatto 24 anni fa, fu chiarissimo. Ma per Berlusconi non basta: «Chi se ne frega della SOVRANITÀ POPOLARE!». L'unica sovranità che conta per lui è il Potere di guidare gli uomini in una sola direzione come se fossero degli automi.

Tra i vari tg, talk show e quello che si legge sui giornali, ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. Si spera sempre di intravedere quel «CHE» di trasparenza mai assaporata che per ora, a quanto pare, possiedono in pochi. Uno di questi è Antonio Di Pietro. Ma il governo cerca di ostacolarlo. Le ottocentomila firme raccolte da Di Pietro contro le centrali atomiche e il legittimo impedimento, saranno oggetto di un referendum che «si farà», ha detto il ministro Maroni allievo di Berlusconi. Ma a giugno. Quando la gente va al mare.

E questo naturalmente vale anche per il milione e quattrocentomila firme raccolte dal Forum italiano Movimenti per l'acqua, di cui nessuno parla tranne il loro sito che gentilmente vi indico - www.acquabenecomune.org - per i due quesiti referendari contro la privatizzazione di questo prezioso bene comune.

Una trappola radioattiva quindi per chi non vuole essere schiacciato dalla bevanda nucleare. Ora il mio potrebbe sembrare un appello, ma non lo è. È una preghiera. Una preghiera che non è rivolta ai politici. «LORO NON SANNO QUELLO CHE FANNO». Per cui mi rivolgo a tutti quelli che invece li votano i politici. Di destra, di sinistra, «STUDENTI», leghisti, fascisti e comunisti, per il vostro bene, non disertate il referendum. Questa volta sarebbe un suicidio. Dobbiamo andare a votare anche se il governo spostasse la data del referendum al giorno di Natale. Non sia mai che prendiate sotto gamba questi referendum: saremmo spacciati.

La natura, come vedete, si è incazzata. Gli esperimenti nucleari nel Pacifico, le trivellazioni nei fondali del Golfo del Messico, milioni di ettari di bosco incendiati per favorire la cementificazione abusiva, i tagli alla cultura ridotta ormai in pezzi. Tutte cose, per cui la NATURA «sta perdendo la pazienza». Come vi dicevo ho seguito con un certo interesse il cammino politico del terzo polo. E Casini che fino a prima della tragedia di questi giorni ha sempre parlato in modo equilibrato, subito dopo il terremoto, intanto che le radiazioni cominciavano a liberarsi nell'aria e trecentomila persone venivano evacuate dalle loro case, ci ha tenuto a ribadire, con una certa fierezza, il suo parere favorevole al nucleare, facendo quasi un rimprovero al governo per non aver ancor iniziato i lavori. Caro Casini, che tu fossi un nuclearista convinto lo sapevamo tutti e io rispetto la tua opinione, anche se è orribile. Ma dirlo proprio in questo momento, non pensi che tu abbia dato una sberla sui denti al tuo elettorato? Tralasciando il piccolo particolare che l'Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico, come tu sai, le radiazioni sono pericolose non soltanto perché si muore, ma per il modo di come si muore. Una sofferenza di una atrocità inimmaginabile. E poi non si è mai in pochi a morire. Specialmente quando la catastrofe raggiunge dimensioni come quella che sta vivendo la povera gente in Giappone. E non venirmi a dire che le centrali nucleari di terza generazione sono più sicure della seconda, e che ancora più sicure della terza saranno quelle di quarta, disponibili per altro nel lontano 2030. La verità è che tu e Berlusconi siete degli IPOCRITI MARCI. Lo sapete benissimo che per quanto sicure possono essere le centrali atomiche, anche di decima o di undicesima generazione, il vero pericolo sono soprattutto le SCORIE RADIOATTIVE, che nessuno sa come distruggere e che già più di mezzo mondo ne è impestato.

SCORIE collocate in contenitori sui piazzali delle centrali, a cui, tra l'altro, si aggiungono elevatissimi costi economici, sociali e politici richiesti dalla necessità di sorvegliare questo micidiale pericolo per un tempo praticamente INFINITO. Lo sapete benissimo e ciò nonostante continuate a INGANNARE i popoli promettendo loro quel falso benessere che serve solo a gonfiarvi di Potere e ad arricchire le vostre tasche. Mi dispiace ma non c'è niente da imparare dal terzo polo, come non c'è niente da imparare da tutta la classe politica. L'unica buona notizia che galleggia in questo mare di annegati e che mi ha sorprendentemente colpito, è ciò che di veramente buono sta facendo il sindaco Matteo Renzi nella sua Firenze. Finalmente uno che ha intuito cosa c'è nel cuore della gente. E che ha il coraggio di dire no alla cementificazione facile con la quale, secondo i malvagi, si costruirebbe per il bene dei cittadini. Bravo Matteo! Forse tu hai capito tutto e magari ancora non ti rendi conto di quanto sia importante ciò che hai capito.

Adriano Celentano


lunedì 14 marzo 2011

195. Andrea

www.digayproject.org
Ciao, mi chiamo Andrea.
Ho 15 anni e sono 9ay. Mi considero italiano, anche se originario del Marocco, non mi considero musulmano e non sono praticante, ma i miei non lo sanno e se lo vengono a sapere per me sono guai.
Fin da piccolo non davo così tanto peso alla mia sessualità, pensavo ogni persona libera di scegliere la sua sessualità e invece vivo in un mondo pieno di pregiudizi e falsità. In un mondo che deve fare da padre-padrone della mia vita.
Indosso sempre quella maschera che non mi appartiene, avvolto dalla falsità e stanco di tutto questo.
Fin da piccolo mi sentivo un po’ diverso, provavo attrazione verso i miei amici, credevo che fosse una cosa di passaggio invece ora, dopo anni, ho capito di essere 9ay e ho paura: già a quattro mesi ero in Italia. I miei sono di origine marocchina e musulmani ma non mi sono mai riconosciuto in questa religione: è capace solo di discriminare.
Il concetto stesso di orientamento sessuale non trova riconoscimento né applicazione nella legge islamica. I miei genitori sono molto religiosi e so già che non mi accetteranno MAI, e questo mi porta un sentimento di “odio” verso di loro.
Ho scritto questa lettera non per avere aiuto ma per sfogarmi un po’.
Investito da tante emozioni di dolore, vorrei tanto avere una persona con cui parlare ma il paesino dove vivo è una cittadina delle Marche di circa 10.000 abitanti e se ci fossero 9ay di certo non lo direbbero in giro.
Sono stanco di tutta questa ipocrisia e omofobia che c’è in giro.
Dicono che nasciamo liberi, eppure c’è chi, per un motivo o per l’altro, vive di una libertà solo apparente.
I miei quando passano nella mia camera e mi vedono che guardo "Amici" cominciano a dire: "Che disonore, che vergogna avere un figlio 9ay! Un mostro, un malato, un deviato, una follia della natura" riferiti a Platinette.
Mi chiedo come sarebbe la loro reazione se sapessero di me. Nessuno sente le mie urla interiori che a volte invocano aiuto, un semplice abbraccio o una carezza.
Sono un ragazzo omosessuale che si uccide lentamente annegato dalle sue stesse lacrime. Sono solo.
È bello sapere che c’è un ragazzo che mi fa sorridere veramente ma so già che quella persona non ricambierà mai il mio affetto! La mia stanza è il mio mondo, mi ci chiudo nel mio silenzio, e ci verso lacrime, e ci sogno ogni giorno di essere un altro!
Già so di non essere unico, immagino altri ragazzi come me, magari con le mie stesse paure e perplessità, e questo forse mi fa sentire un po’ meglio, e mi dico: "non abbatterti, ci sono altri come te".
Bella filosofia di m3rda. Purtroppo la gente è ignorante e ha paura di tutto ciò che è diverso, perché non lo si conosce, perché non rientra nei canoni di normalità e quindi lo si sminuisce e lo si prende in giro (ch3cca, kula77one, finocchio, leccaka22i, fr0cio, deviato, s0d0mita, depravato, rikki0ne, ecc.) così sembra di allontanarlo.
Ma forse penserete: "Andrea vuole fare la vittima" ma così mi sento e di tutta questa malinconia non è colpa mia ma del prossimo, che porta con sè sempre una manciata di pregiudizi!
Io nonostante tutto sono felice di essere 9ay.

Andrea

martedì 8 marzo 2011

194. Sterminio canadese

www.auroraproject.it

Il Dipartimento Affari Indiani canadese e la sua “Soluzione Finale”.

Nel 2000 Jasper Joseph, nativo canadese della Columbia Britannica, ricorda i suoi cugini, uccisi nel 1944 con iniezioni letali dal personale del Nanaimo Indian Hospital. Durante quell’isolamento di 3 anni subì esperimenti di vario tipo ma 2 suoi cuginetti erano troppo ribelli e così furono eliminati. Il mondo deve ancora conoscere l’entità del genocidio perpetrato verso milioni di indigeni già invasi, da parte di Stato e Chiese canadesi convinti della propria supremazia razziale. Già nel 1907 la stampa canadese attestava il tasso superiore al 50% dei decessi nelle "scuole residenziali indiane". Ma negli ultimi decenni quel massacro è stato rimosso da storia e coscienza pubblica del Canada, in quanto il sistema doveva distruggere la maggior parte dei nativi tramite malattie, trasferimenti e omicidi, assimilandone socialmente un manipolo: collaborazionisti addestrati a servire il genocidio in cui il Canada istituzionale è coinvolto ad ogni livello, polizia, associazioni, chiese cattoliche e protestanti, sanità e giustizia.
Connivenze e complicità, che partono da quelle scuole religiose edificate dal governo e obbligatorie per i nativi, centri di conversione forzata al cristianesimo, poi diventati campi di sterminio per almeno metà degli studenti, i cui cadaveri svanirono letteralmente, dopo esser stati infettati, percossi e torturati.
Con buona pace di Ottawa le Chiese già responsabili, dichiararono per tutto il 20°secolo una guerra senza quartiere agli indigeni non cristiani: così ai 50.000 bambini morti nei "collegi" s'aggiunsero i sopravvissuti, ora “popolazione colonizzata appena al limite della sopravvivenza, con tutte le caratteristiche di una società del terzo mondo”, così valutati nel novembre del 1999 da gruppi per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Ma l’olocausto continua, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sul Genocidio, a cui il Canada è vincolato dal diritto internazionale.
Diversi dei 30 collaboratori, indigeni e non, di cui questo rapporto si è avvalso, mantengono l'anonimato a causa di minacce di morte, licenziamenti, e sfratti dalle loro riserve e il divulgatore di tutto ciò, ministro della Chiesa Unitaria del Canada è stato licenziato, "schedato" e diffamato, ma l'Olocausto canadese dev'essere rivelato e i responsabili giudicati dal Tribunale per i Crimini Internazionali: un secolo o più di crimini contro i primi abitanti del Canada, con la collusione di ambienti disparati: oggi, dopo i 50000 decessi nei campi-scuola, c'è ancora la sofferenza di chi vuole pane e giustizia. Almeno dal 2001 esiste la Commissione per la verità sul Genocidio in Canada, a Vancouver, Columbia Britannica.
Il Gradual Civilization Act del 1857 nel Canada Superiore dichiarò l'intento di rieducazione rispetto alla "cultura indigena inferiore", privando quindi della cittadinanza la popolazione nativa, categorizzandola separatamente dai non-indiani.
Nel 1874 il Federal Indian Act ribadì l’inferiorità legale e morale degli indigeni ed istituì il sistema delle "scuole residenziali". Definizione legale di un indiano tuttora in vigore in parte del Canada: “individuo selvaggio, privo della conoscenza di dio e di qualsiasi stabile e chiaro credo religioso”, quindi legalmente non-entità e parimenti sacrificabile, nella propria terra! Con la creazione di quei collegi, che ufficialmente dovevano dare istruzione, furono portate avanti intenzioni genocide dagli invasori cristiani dei territori aviti dei nativi, dal 1880 fino al 1984.
Gli indiani adulti refrattari alla conversione venivano sterilizzati in programmi gestiti in ospedali e sanatori gestiti dalla chiesa, secondo anche quanto dichiarò Ethel Wilson a un Tribunale per i Diritti Umani a Vancouver nel 1998: dal 1952 sapeva che il dottor George Darby, medico missionario della Chiesa Unitaria, veniva pagato per quello, dall'Ufficio Affari Indiani di Ottawa. Nel 1995 la polizia avviò un’indagine sulle atrocità avvenute nei "collegi indiani", e si cominciò a distruggerne le prove e a invitare tutti a tacere: che i finanziamenti arrivassero da Ottawa era quasi di dominio pubblico. Parecchi di quei documenti furono trovati sulla spiaggia dilavati dall'acqua.
Il Sexual Sterilization Act della British Columbia autorizzava i prèsidi dei "collegi", eletti congiuntamente da chiesa e governo, a consentire la sterilizzazione di qualsiasi nativo sotto la loro tutela legale: interi gruppi di bambini indigeni, raggiunta la pubertà, subirono quella sorte. Il suddetto decreto divenne federale nel 1920 e per tutti i bambini indigeni divenne obbligatorio frequentare i "collegi" nonostante il governo stesso avesse già riconosciuto dal 1910 che il tasso di mortalità fosse più elevato proprio in queste scuole: questo dimostra le intenzioni genocide verso i non-cristiani. E in quegli ospedali, sanatori e collegi i tassi di mortalità erano identici, quali che fossero le chiese, istituzioni legittime e fidate, che li gestivano, il che esclude l'accidentalità della frequenza: quindi tale sistema era intrinsecamente omicida con strutture e leggi che incoraggiavano, istigavano, occultavano e successivamente negarono questi crimini.
Nel 1909 il Dr. Peter Bryce, del Ministero della Sanità dell’Ontario, fu assunto dal Dipartimento Affari Indiani di Ottawa per visitare le scuole residenziali indiane del Canada occidentale e della British Columbia e fare rapporto sulle loro condizioni sanitarie. Il rapporto scandalizzò a tal punto governo e chiese che venne ufficialmente insabbiato e che il dottore fu estromesso dall'amministrazione statale: nel 1922 Bryce scrisse un libro dal titolo "La storia di un crimine nazionale". Vi si affermava che in quei "collegi" tantissimi bambini indiani venivano sistematicamente e deliberatamente uccisi, con un tasso di mortalità fra il 35% ed il 60% e che personale e funzionari nascondevano o falsificavano regolarmente documentazione e prove della morte dei piccoli. Fu dichiarato che uno dei metodi più utilizzati per uccidere era quello di esporre intenzionalmente gli studenti al contagio di malattie come la tubercolosi per poi negare loro assistenze e cure mediche. Anche testimoni indigeni confermarono la storia della tubercolosi, asserendo di esser stati costretti a dormire nello stesso letto di compagni che già stavano morendo di tbc, nel 1942. Secondo tali testimonianze spesso gli omicidi erano più palesi: pestaggi, strangolamenti, calci, defenestrazioni, oltre alla denutrizione forzata e alle cadute forzate dalle scale. Nessuna indagine seguiva ai decessi a causa dell'equiparazione degli indiani ad animali. Un'assistente sanitaria di un Consiglio di Tribù della zona di Vancouver conferma gli omicidi alla scuola di Kuper Island, a sud della quale c'era un cimitero, scoperto nel 1973, per i bambini nati dai rapporti tra i preti e le ragazze indiane o i feti abortiti ad opera delle suore che spesso facevano morire le puerpere: ragazze stuprate e uccise vennero sepolte nei tavolati dei pavimenti ma i funzionari di polizia negli anni seguenti si rifiutarono di perquisire persino edifici ormai dismessi, anche minacciando i richiedenti, onorando la prassi dell'insabbiamento sistematico. Oltre alla collusione anche di indigeni è provata anche la falsificazione sistematica di certificati di morte per malattia per gli studenti uccisi da parte di ospedali e sanatori. Studenti che rinvenissero i cadaveri nascosti venivano spesso puniti con espulsione, ricovero ospedaliero e droga. Tristissimo ed efficace è il sistema di collaborazione indotta e forzata tra gli studenti nativi stessi che continuano a sopprimere le prove dei crimini. Presso i collegi fondamenta piene di scheletri e fosse comuni sono attestate da numerosi testimoni come pure durante lo smantellamento della Scuola di St Mike una sepoltura multipla all'interno dei muri. Nel 1972 fu effettuata una riesumazione generale in gran segreto del cimitero del collegio di Kuper Island. Obitori-discariche erano presso i sanatori vicini alle scuole.
Un'altra strategia consisteva nel provocare gravi danni fisici e mentali nei nativi allo scopo di "uccidere l’indiano che è dentro gli indiani”, per possedere menti e anime degli indigeni non sterminati , facendone copie di terza classe dei bianchi. Nel 1938 si scriveva: "il problema rappresentato dagli indiani è di natura morale e religiosa. Essi mancano dei fondamenti di base del pensiero e dello spirito civile, il che spiega la loro natura, il loro comportamento infantile, il loro selvaggio stile di vita e i diritti che li tengono inchiodati alla loro terra" perché si riteneva che il problema indiano venisse risolto con la scomparsa dei segni distintivi della cultura nativa. Il controllo mentale portato avanti nei collegi doveva condurre all'abbandono da parte degli indigeni delle loro terre e delle loro riserve perché i bianchi ci si insediassero. Della strategia di annientamento culturale faceva parte l'alimentare la discordia e la dilazione tra studenti, costringendoli a combattersi e molestarsi. Un lavaggio del cervello per far dimenticare il proprio ruolo tradizionale e culturale ai nativi: quello di Custodi del Territorio avuto dal Creatore, per proteggere terre, pesci, e foreste e perdere lo scopo di esistere. I bianchi volevano tutto per se stessi, e nelle scuole residenziali trovarono il metodo, che funzionò. E Harriett Nahanee dichiarò nel 1995: "Noi ora siamo per la maggior parte poveri, dediti a vizi, violenti in famiglia, e tutto questo iniziò nelle scuole, dove ci manipolarono la mente affinché odiassimo la nostra cultura e noi stessi, cosicché avremmo perso tutto quanto. Questo è il motivo per cui affermo che il genocidio è tuttora in corso".
Con la tutela assunta da parte dei prèsidi della costa occidentale, avvenuta fra il 1933 ed il 1941, emersero i primi riscontri di reti pedofile organizzate in quelle scuole residenziali, con quel sistema legalmente e moralmente libero di fare ai suoi allievi coatti tutto quello che voleva: i collegi per nativi divennero “zona franca” per pedofili, assassini e medici perversi, con cavie umane vive a disposizione per collaudi di farmaci o ricerche sul cancro.
Nelle scuole di Kuper Island e di Alberni, oltre a esservi praticati gli obbrobi già trattati, divennero poli accentrati per bambini di tutta la provincia, a cui lì veniva spezzata la lealtà tribale e parentale, sviluppandone l'aggressività reciproca e troncandone i legami: in più vigeva la segregazione sessuale, come testimoniato da diversi superstiti e l'accidentale scambio d'effusioni tra ragazzi e ragazze veniva punito durissimamente, talvolta fino alla morte, per mano dei compagni costretti a usare verghe e fruste. La lezione per tutti era non fidarsi o affezionarsi a nessun compagno e di abbandonare qualunque spontaneità e istinto in favore dell'obbedienza agli ordini.
Dai collegi venivano sfornati 2 tipi d'indiani: schiavi e traditori. I capiconsiglio della tribù hanno minacciato di tagliare le indennità a chi avesse parlato in tribunale. A tale condizionamento si arrivò con l’uso istituzionalizzato di scosse elettriche su bambini che parlavano la loro lingua o che erano “disobbedienti” . Secondo testimoni oculari in certi collegi della Columbia Britannica e del Quebec esistevano addirittura stanze di tortura, con sedie elettriche fisse, spesso fatte funzionare da personale medico.
Frank Martin, postino indigeno, descrive nel 1998 la sua reclusione per esperimenti, dal 1963 al 1964, in una scuola vicino a Nanaimo: rapito dal villaggio a 9 anni, si risvegliò drogato in una cella, dove restò rinchiuso come un animale 14 mesi. Ogni mattina gli somministravano scosse elettriche alla testa sino allo svenimento per sottoporlo nel pomeriggio a raggi X per diversi minuti. A 18 anni si ammalò di cancro ai polmoni senza aver mai fumato.
David Martin invece nel 2000 dichiarò di esser stato ricoverato con la diagnosi di tubercolosi, ma senza sintomi, e legato al letto per 6 mesi, a subire iniezioni dolorose, pruriginose e irritanti, intanto che altri bambini urlavano dall'isolamento.
Altre torture erano quelle dentali: Harriet Nahanee subì quel trattamento senza analgesici nel 1946 e Dennis Tallio nel 1965.
Il famigerato Dott.Mengele, scienziato nazista, collaborò coi canadesi per gli esperimenti atti a rimodellare la memoria tramite elettrochoc, torture e farmaci.
L’uso di “reclusi” delle scuole residenziali per esperimenti medici, autorizzato da un accordo con le chiese, è confermato da ex-dipendenti del governo federale. Per anni, secondo un ex funzionario, gli Affari Indiani facevano trasferire ragazzi provenienti dagli orfanotrofi e dai collegi gestiti dalle Chiese ai manicomi per la sperimentazione medica e scientifica anche a beneficio di Difesa e Intelligence. Le molte sovvenzioni di quegli anni finivano ad alimentare le tangenti a prèsidi e alti funzionari.
Ma decine di sopravvissuti di 10 posti diversi in Columbia e Ontario hanno descritto sotto giuramento torture vissute in prima persona o da testimone, dall'età di 5 anni in su:
  • legatura del pene
  • perforazione con aghi di mani, guance, lingua, orecchie e pene
  • sospensione sopra tombe aperte con minaccia di sepoltura a vivo
  • alimentazione forzata di cibo rigurgitato o con vermi
  • rivelazione della morte avvenuta o imminente dei genitori
  • denudamento pubblico e umiliazione verbale e sessuale
  • costrizione alla posizione eretta per 12 ore, sino al crollo
  • immersione nell’acqua ghiacciata
  • costrizione a dormire all’aperto durante l’inverno
  • estirpazione dei capelli
  • testa sbattuta ripetutamente contro superfici in muratura o in legno
  • percossione quotidiana senza preavviso con fruste, bastoni, stecche da biliardo, tubi di ferro e finimenti di cuoi e metallo
  • estrazione di denti d'oro senza analgesici
  • isolamento per giorni senza acqua, cibo nè ventilazione
  • scosse elettriche a testa, genitali ed arti.
Ecco quel sadismo sintetizzato e giudicato nel 1998 dalle parole di un sopravvissuto, Bill Seward: "Era la gente della chiesa ad adorare il diavolo, non noi. Volevano l’oro, il carbone, la terra che abitavamo, così ci terrorizzavano affinché consegnassimo tutto a loro. Se si viene violentati tutti i giorni a partire dai 7 anni come si fa un a combinare qualcosa nella vita? Le scuole residenziali furono istituite per distruggere le nostre vite, e ci riuscirono. I bianchi erano terroristi, puri e semplici."


compendio da

http://www.auroraproject.it/index.php?option=com_content&view=article&id=67:lolocausto-dei-nativi-canadesi&catid=43:controinformazione‏


mercoledì 2 marzo 2011

193. Proposta oscena!!

Ci chiediamo sinceramente cosa abbia spinto Renzo Dionigi, chirurgo e numero uno dell'Università dell'Insubria, a proporre Umberto Bossi per la laurea honoris causa in scienze delle comunicazioni. Forse il dito medio alzato più volte, il gesto dell’ombrello agli avversari politici, gli insulti a Roma ladrona, la storia secondo Bossi, dove i longobardi, popolo democratico, si battono contro i romani schiavisti e totalitari? O la gentilezza delle sue risposte, come quella che anni fa fece alla Boniver, che aveva dichiarato: “i leghisti si stanno armando”. E Bossi da Curno: "Boniver, bonazza! Noi siamo sempre armati! Di manico!”.
Che Bossi sia un buon comunicatore non c’è dubbio. Da anni arringa le folle e ne ottiene il voto. C’è però da dire che forse un titolo onorifico non deve prescindere dai contenuti della comunicazione e soprattutto dal grado di civiltà della stessa: non sembra proprio il caso di conferirlo per insulti e gestacci. Sarebbe un’offesa alla cultura e alla civiltà dell’Italia oltre che a tutto il sistema universitario che così mostrerebbe un punto di grande degrado.
Va detto che la cosa è spinta anche dalla ministra Gelmini, il che fa capire quanto sia inadatta al suo ruolo, e dalla provincia di Varese.

compendio da http://attualizzando.wordpress.com/